
Questi che sto per proporvi sono due componimenti ritrovati nel cassetto appartenenti a due epoche di vita differenti. Li ho messi insieme come dittico: due facce della stessa medaglia.
Il solista, I
Si apre il sipario e sento il crescendo
di questa melodia che ora suono da solo.
Sento i timpani e i rullanti
che iniziano il loro tamburellamento.
Suono da solo, le luci dei fari m’illuminano
ma tra il pubblico nessuno che mi ascolta
nessuno che applaude.
Sbaglio una nota in questo lungo assolo
qualcuno compare, mi fischia, scompare.
Continuo a suonare e così vago
tra una nota e l’altra da solo
finchè non termino con l’ultima, lunga,
e m’inchino. Niente applausi.
Si chiude il sipario.
Il solista, II
Si apre il sipario e sento il crescendo
del gruppo che mi dà il cenno:
“uno, due, tre, quattro”.
Il pubblico torna attento
ed alza lo sguardo distratto.
Inizia l’assolo:
non più l’assiuolo di morte,
ma un cardellino di vita.
L’assolo cresce, la batteria batte
forte sulle pelli,
il basso corre veloce,
il piano tesse l’armonia:
esiste solo la sinergia
della musica prodotta,
dell’attimo-nota vissuto.
Termino con l’ultima semicroma
e crosciano gli applausi.
Non m’inchino. Chiudo gli occhi, sorrido.
Si chiude il sipario.